Ormai da diversi giorni tutti noi ci troviamo catapultati in una condizione surreale, il virus COVID-19 ha sottoposto il Servizio Sanitario Nazionale ad una pressione incredibile e disattesa, con i medici e tutti i sanitari costretti ad uno sforzo senza precedenti impegnati in maniera estenuante a fronteggiare le grosse difficoltà che sono sotto gli occhi di tutti.
Di contro le imprese, i lavoratori autonomi e i professionisti, sono costretti a vedersi le attività sospese, o ridotte, con un incredibile stato generale di disorientamento per l’impossibilità materiale di poter reagire per mancanza di norme chiare che, in una situazione di emergenza come quella che ci ha colpiti, ci si aspettava venissero emanate con maggiore reazione per contrastare il più possibile l’evolversi della crisi.
In questa situazione di emergenza, tra i vari quesiti ricevuti, merita molta attenzione il contratto di lavoro a tempo determinato e la somministrazione di lavoro che, com’è noto, sono attualmente oggetto di una normativa “repressiva” di grande limitazione, recentemente introdotta con il Decreto Dignità.
Sarebbe veramente utile che il contratto a termine e la somministrazione di lavoro tornassero ad essere, nell’immediato, strumenti di flessibilità come lo sono stati prima della modifica del 2019, e che quindi la durata massima torni ad essere quella di tre anni senza obbligo di causale, e soprattutto che si possano utilizzare, nel periodo della ripresa, con maggior flessibilità le proroghe.
Per il momento il Governo ha messo in campo il Decreto Legge 17 marzo 2020 n. 18 con la previsione di interventi economici, già commentati nella nostra circolare 18 marzo 2020, che comunque risultano a volte complessi: ad esempio, per gli ammortizzatori sociali vi sono tre ipotesi, CIGO (Cassa integrazione Ordinaria), Assegno Ordinario (Fondo Integrazione Salariale), CIGD (Cassa integrazione ordinaria in deroga), tutti per un massimo di 9 settimane, con effetto retroattivo, attivabili sin dal 23 febbraio 2020.
Purtroppo si è persa un’opportunità di prevedere una Cassa Integrazione Ordinaria eccezionale con la causale “Emergenza COVID-19” per tutti indistintamente, senza dover frammentare la distribuzione delle risorse a diversi strumenti.
E’ evidente che la formula adottata nel Dl 18/2020 disorienta gli addetti ai lavori e mette in forte evidenza che l’impianto del Decreto Legislativo n. 148 del 2015, concernente la riforma degli ammortizzatori sociali, non funziona. Non è giusto che esistano dipendenti di seria A e di serie B: tutti, infatti, hanno diritto di ricevere le giuste tutele.
Si sottolinea, tra l’altro, che molte risorse stanziate dal Decreto vengono trasferite ai fondi di integrazione salariale bilaterale, art. 19 commi 6 e 7, ma le prestazioni soggiacciono alle delibere di questi enti che stabiliscono, così, in maniera autonoma, modalità operative e applicative differenti rispetto a quelle dell’INPS, con ulteriore confusione e difficoltà nell’applicazione dei necessari supporti ai lavoratori.
Di positivo, perché tempestivo, si rileva l’intervento della direzione generale dell’INPS che ha già emanato, nella serata del 20 marzo 2020, quattro importanti messaggi esplicativi sulle tutele introdotte dal Decreto Legge, che possono essere di seguito esaminati:
- Integrazioni salariali e fondi di integrazione salariale Messaggio numero 1287 del 20-03-2020_Allegato n 1
- Congedi e permessi legge 104 Messaggio numero 1281 del 20-03-2020_Allegato n 1
- Proroghe per la Naspi Messaggio numero 1286 del 20-03-2020_Allegato n 1
- Indennità ai lavoratori autonomi e professionisti Messaggio numero 1288 del 20-03-2020_Allegato n 1
Da ultimo merita molta attenzione l’art. 103 del DL 18/ 2020 in quanto è di fatto applicabile anche ai DURC che sono in scadenza nel periodo ricompreso tra il 31 gennaio e il 15 aprile, posticipandone la validità fino a tutto il 15 giugno 2020: ottima soluzione che sicuramente aiuterà tutti gli interessati che al momento si trovano in grandi difficoltà.
Auspichiamo pertanto ulteriori interventi legislativi a quelli già emanati che possano maggiormente tutelare le aziende i professionisti e i lavoratori autonomi italiani, per favorire il prima possibile la ripresa delle quote di mercato perse ed evitare gravi chiusure e perdite di posti di lavoro.
Cdl Alessandro Falco